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»  LO STUDIO 'Vita sessuale a rischioper un adolescente su tre'
News SocialitoninScrive: TRIESTE, 23 SETTEMBRE 2004 - Piccoli 'difetti' ai genitali fin dai 13 anni, segnali di impotenza fin dai 17 e infezioni contagiose fin dal primo rapporto. La vita sessuale di un adolescente italiano su tre è a rischio. La metà non ha mai ricevuto una visita specifica e la maggior parte, dopo i 14 anni, superata l'età 'da pediatra', viene abbandonato a se stesso: è costretto a cercare aiuto via Internet, e spesso parla dei suoi problemi intimi più con i nonni che con i genitori.

A lanciare l'allarme sono gli 800 esperti riuniti da oggi fino a domenica a Trieste per il XXI Congresso della della Società italiana di andrologia (Sia), dove sono stati illustrati i risultati di due studi pilota condotti in cinque regioni italiane su mille ragazzi delle superiori.

Dai numeri ottenuti con interviste in scuole di Lombardia, Liguria, Toscana, Umbria e Sicilia, realizzate da andrologi e psicologi, emerge una presenza di malattie andrologiche in oltre il 30% dei giovani, con percentuali che sfiorano il 34% tra i 18enni.

Il problema più diffuso è il varicocele (quasi 25%, con un aumento del 6-8% in 20 anni), seguito da alterazioni di pene e testicoli. Non solo. Mostra disfunzione erettile il 2,4% del campione e il 5,1% dei ragazzi che hanno già avuto rapporti sessuali (contro dati di letteratura inferiori all'1%), e malattie sessualmente trasmesse il 3,8%. «Occhio agli stili di vita», avvertono i medici, puntando il dito contro «fumo, abuso di alcol o uso di droghe leggere, scarsa igiene personale, rifiuto del profilattico e mentalità dopante che spinge all'impiego abnorme di integratori per lo sport».

«I dati ci fanno preoccupare e riflettere - ha commentato Austoni - In particolare sulle strategie da seguire per evitare problemi più gravi da adulti, tra cui l'infertilità di coppia». Per gli esperti serve innanzitutto più educazione, «a scuola, in famiglia e dal medico», ha sottolineato il professor Manuele Belgrano, presidente del congresso triestino. Dai due studi risulta infatti che il 47,4% del campione, quasi un ragazzo su due, non si è mai sottoposto a visite ai genitali, mentre il 40,4% era stato controllato dal pediatra e il 9,4% dal medico di famiglia.

«Il vero problema arriva dopo i 7-8 anni, quando le visite dal pediatra cominciano a diradarsi - ha osservato l'esperto - e diventa drammatico tra i 14 e i 18: un'età che non si capisce a chi competa, se al pediatra o al medico», col risultato che l'adolescente si ritrova come 'orfano'.

Ma l'informazione deve essere corretta, hanno avvertito gli specialisti, «per non creare nel giovane con questi problemi un'ansia tale da compromettere le cure o, in certi casi, da spingerlo verso acol o droghe inseguendo l'illusione di prestazioni 'super»'.

Solo il 6,5% dei ragazzi, rivelano le indagini, riceve informazioni sul sesso da personale medico. Le fonti principali sono insegnanti (38,9%), amici o fratelli (34,6%), «e perfino il web», ha denunciato Belgrano. Il 55,7% fatica a parlarne con la fidanzatina o il fidanzatino, e meno di uno su cinque si confida con i genitori. «Spesso preferiscono i nonni», ha aggiunto il medico.

Da qui l'importanza del progetto Sia nelle scuole, «specie con la scomparsa, dal 2005, del servizio militare obbligatorio e della visita di leva, finora un 'filtro' utilissimo». La speranza è di arrivare a diagnosi e cure precoci, ha concluso Austoni. I farmaci sono da riservare agli adulti.

 
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