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» Privacy:maggioranza trasversale in parlamento
News- Roma - 23 febbraio 2004 - La Camera dei Deputati ha approvato un emendamento, presentato da esponenti della maggioranza e dell'opposizione, che ridimensiona sensibilmente il decreto legge n.354, approvato dal Governo lo scorso 23 dicembre, e subito ribattezzato da molti attivisti col famigerato nome di "Decreto Grande Fratello". In nome di non meglio precisate ragioni di sicurezza e lotta al terrorismo, la norma – presentata in maniera congiunta dai Ministri Stanca e Castelli – proponeva infatti di raddoppiare i tempi di conservazione dei tabulati telefonici, di Internet e della posta elettronica di tutti i cittadini.

Si chiedeva insomma ai gestori delle imprese di telecomunicazioni e ai provider di siti web di archiviare per 5 anni tutto il traffico di messaggi, telefonate e navigazioni compiuto quotidianamente da tutti noi. Il decreto non prevedeva la registrazione dei contenuti delle comunicazioni, aveva precisato il Ministro Stanca, ma "solo" i riferimenti di chi si fosse collegato a cosa, in quale data e per quanto tempo. Una forma di controllo pervasivo e decisamente prolungata nel tempo, che ha scatenato nei giorni successivi una lunga serie di proteste. A cominciare da quelle formulate dalle Associazioni AIIP e Assoprovider, che riuniscono la stragrande maggioranza dei fornitori di servizi Internet, insorte per gli ingenti oneri economici che si sarebbero accompagnati alla necessità di conservare i dati per un periodo così dilatato. Ma ancor più dure erano state le reazioni di numerosi soggetti e associazioni della società civile, preoccupati per il duro attacco alla privacy contenuto nel decreto. Lo stesso Garante Stefano Rodotà aveva prontamente emesso una nota per segnalare il netto contrasto tra le disposizioni del provvedimento e l'art 15 della Costituzione, che protegge la segretezza e la libertà delle comunicazioni personali. Anche il nuovo Codice della Privacy, aveva fatto notare, sarebbe stato pesantemente ridimensionato da un'eventuale riconversione in legge del decreto. Riconversione che però è stata scongiurata, anche e soprattutto grazie alla mobilitazione di numerosi cittadini e di alcune testate di informazione on line. In particolar modo ha colto nel segno l'iniziativa del blog Quintostato, dedicato alle tematiche della new economy, che ha raccolto in poco più di due settimane circa 8.500 firme di protesta, successivamente inviate ai Presidenti della Camera e del Senato. Ed è stata proprio la Camera dei Deputati a recepire le numerose proteste e segnalazioni delle scorse settimane. Queste hanno infatti sicuramente influito sull'approvazione di un emendamento che esclude il traffico Internet e di posta elettronica dalla conservazione obbligatoria prevista nel decreto legge. " Ha vinto un principio giusto, quello di tutelare la privacy di chi naviga in Internet", ha dichiarato a tale proposito l'On. Pietro Folena (DS), tra i firmatari dell'emendamento. Ma i sostenitori della protesta promettono ancora battaglia, perché l'obbligo di registrazione dei dati rimane tuttora per le conversazioni telefoniche, come ha ricordato il Senatore Fiorello Cortiana (Verdi), Presidente dell'Intergruppo Bicamerale per l'Innovazione Tecnologia. "Non solo bisogna affrontare il punto legato al traffico telefonico – ha dichiarato in una lettera inviata a Quintostato – ma è necessario anche avviare una riflessione alta e non episodica sul difficile equilibrio che bisogna costruire tra diritto alla sicurezza e il diritto alla privacy, diritto sempre più fondamentale in questa nostra Società dell'Informazione". (Sesto Potere)

Tratto da Infomanager.it


 
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