I principi fondanti della dottrina sociale della Chiesa
Data: Lunedì, 15 novembre
Argomento: News Sociali




Illustrati dal Compendio, pubblicato di recente

ROMA, sabato, 13 novembre 2004 (ZENIT.org).- L'insegnamento sociale cattolico spesso fa riferimento all'importanza della persona umana o a concetti come il bene comune, senza tuttavia entrare molto nel dettaglio riguardo al loro significato. A tale carenza sopperisce il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, di recente pubblicazione, il quale, oltre ad illustrare gli elementi fondanti che sottendono la dottrina sociale della Chiesa, dedica diversi capitoli alla persona umana e ad una serie di principi.

" La Chiesa vede nell'uomo, in ogni uomo, l'immagine vivente di Dio stesso" recita il n. 105. Cristo, per mezzo della sua incarnazione, ha unito se stesso all'umanità, continua il paragrafo, donandoci "una incomparabile ed inalienabile dignità".

Questo è importante per la società, osserva il Compendio, perché il protagonista della vita sociale è sempre la persona umana. Infatti, l'intero corpo dell'insegnamento sociale offerto dalla Chiesa si svolge "a partire dal principio che afferma l'intangibile dignità della persona umana" (n. 107).

Il libro della Genesi parla della persona umana creata ad immagine di Dio. La creatura umana è posta al centro e all'apice di tutta la creazione e riceve da Dio l'alito di vita. Esiste quindi in ogni persona un'intrinseca relazione con Dio che, sebbene possa essere dimenticata o ignorata, non potrà mai essere eliminata (nn. 108-109). La Genesi racconta inoltre come l'uomo e la donna furono creati insieme, volendo così indicare che la persona umana non è una creatura solitaria, ma ha una natura sociale.

Il racconto biblico descrive inoltre come il peccato abbia intaccato la natura umana e come esso si ponga "alla radice delle lacerazioni personali e sociali" (n. 116). Il peccato, ovvero la separazione da Dio, porta con sé anche la separazione dalle altre persone e dal mondo che ci circonda. Vi sono poi anche peccati che costituiscono un attacco diretto contro il nostro prossimo, come quelli in materia di giustizia, di diritto alla vita e alla libertà di credere in Dio.

Ma oltre all'eterna realtà del peccato non dobbiamo dimenticare l' "universalità della salvezza in Gesù Cristo" rammenta il Compendio (n. 120). Inoltre, la redenzione ottenuta da Cristo rende ogni persona capace di condividere la stessa natura di Dio.

Il Compendio mette anche in guardia contro gli errori insiti in alcune impostazioni sulla persona umana. Si dovrebbero evitare concezioni riduttive che dipingono gli individui come assolutamente autonomi o come mere cellule di un grande organismo. Un altro errore è quello di perdere di vista l'unità tra corpo e anima, un errore che può indurre sia allo spiritualismo che disprezza il corpo, sia al materialismo che ignora lo spirito (nn. 125-129).

Una società giusta

Arrivando alle conseguenze derivanti dalla visione della Chiesa sulla persona umana, il Compendio afferma che vi può essere una società giusta può essere " realizzata soltanto nel rispetto della dignità trascendente della persona umana" (n. 132). Il testo insiste inoltre sull'importanza della libertà. Le autorità dovrebbero fare attenzione alle restrizioni che impongono sulla libertà (n. 133), posto che la dignità umana ci impone di agire "secondo una scelta consapevole e libera" (n. 135).

Tuttavia, questa libertà non è senza limiti, dato che solo Dio può determinare cosa è bene e cosa è male. Inoltre, secondo il Compendio, la libertà dovrebbe essere esercitata da una coscienza guidata dalla legge morale naturale (nn. 136-143).

Altre conseguenze sono:

-- L'eguale dignità di tutte le persone, siano essi maschi, femmine o disabili (nn. 144-148).

-- La natura sociale di tutti gli esseri umani, che implica che noi cresciamo e scopriamo la nostra vocazione in rapporto agli altri (nn. 149-151).

-- L'esistenza dei diritti umani fondati sulla dignità della persona (nn. 152-155).

I "cardini" della dottrina sociale

Dopo aver trattato la persona umana, il Compendio passa a considerare altri principi basilari che " costituiscono i veri e propri cardini dell'insegnamento sociale cattolico" (n. 160). Il primo di questi è il bene comune.

Il bene comune è più di una semplice somma di beni individuali presenti nella società. È l'insieme delle condizioni che consentono alle persone di raggiungere più facilmente e in modo più pieno la propria realizzazione (n. 164). Queste condizioni variano a seconda dei contesti storici, ma comprendono comunque elementi come l'impegno per la pace, un equo sistema giurisdizionale e l'erogazione di servizi pubblici essenziali.

Lo Stato ha la responsabilità di salvaguardare il bene comune, ma anche gli individui hanno la loro responsabilità nel coadiuvarne lo sviluppo, ciascuno secondo le proprie possibilità. Lo Stato ha anche il dovere di conciliare gli interessi particolari di gruppi e individui, facendoli convergere verso il bene comune generale. Questo è un compito delicato, osserva il Compendio, e in un sistema democratico le autorità devono fare attenzione ad interpretare il bene comune non solo secondo i desideri della maggioranza, ma anche rispettando gli interessi delle minoranze.

La condivisione dei beni

Il seguente principio è quello della destinazione universale dei beni (nn. 171-184). Dio ha destinato la terra e i suoi beni a beneficio di tutti. Questo significa che ogni persona dovrebbe averne accesso per trarne i benefici necessari al pieno raggiungimento del proprio sviluppo.

Questo principio, spiega il Compendio, deve essere messo in pratica secondo i diversi contesti sociali e culturali, perché non significa che tutto è a disposizione di tutti. Il diritto a fare uso dei beni della terra deve essere esercitato in un modo equo e ordinato, secondo uno specifico ordine giuridico, cosa che non esclude, tra l'altro, il diritto alla proprietà privata. A tale riguardo, è importante tuttavia che non si perda di vista il fatto che la proprietà è solo un mezzo e non un fine in se stesso.

Ciò che poi occorre tenere a mente è che: "Il principio della destinazione universale dei beni invita a coltivare una visione dell'economia ispirata a valori morali che permettano di non perdere mai di vista né l'origine, né la finalità di tali beni, in modo da realizzare un mondo equo e solidale, in cui la formazione della ricchezza possa assumere una funzione positiva" (n. 174).

Il Compendio insiste anche sul principio dell'opzione preferenziale per i poveri, che deve essere esercitata mediante la carità cristiana e che deve essere ispirata alla povertà di Gesù e alla sua attenzione ai bisognosi.

Organizzare la società

Un altro principio che sottende la dottrina sociale è la sussidiarietà. La società civile è composta di molti gruppi e lo Stato dovrebbe non solo riconoscerne il ruolo e rispettarne la libertà d'azione, ma anche offrire l'aiuto di cui questi possono aver bisogno nello svolgimento della propria funzione.

Ogni persona, famiglia e gruppo ha qualcosa di originale da offrire alla comunità, osserva il Compendio (n. 187) e una negazione di questo ruolo può limitare e persino distruggere lo spirito di libertà e di iniziativa.

Il principio della sussidiarietà si contrappone quindi a "forme di accentramento, di burocratizzazione, di assistenzialismo, di presenza ingiustificata ed eccessiva dello Stato e dell'apparato pubblico".

Un corollario della sussidiarietà è rappresentato dal principio della partecipazione. È importante che tutti partecipino alla vita sociale culturale e politica (n. 189). Secondo il Compendio, la partecipazione è uno dei pilastri del sistema democratico.

Un altro principio connesso alla vita sociale è quello della solidarietà. Si tratta di un principio condiviso, in quanto viviamo oggi in un periodo di maggiore consapevolezza dell'interdipendenza tra gli individui e i popoli. Ma la solidarietà è sia un principio di vita sociale che una virtù morale (n. 193). Nella pratica della solidarietà, ciascuna persona si impegna a realizzare il bene comune e a servire gli altri.

La solidarietà significa quindi la volontà di donare se stessi per il bene del proprio prossimo. Si tratta tuttavia non di un mero intento filantropico: il nostro prossimo, afferma il Compendio al n. 196, non è solo qualcuno che ha dei diritti, "ma diviene la viva immagine di Dio Padre, riscattata dal sangue di Gesù Cristo e posta sotto l'azione permanente dello Spirito Santo".





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