Un anno di lotta alla pedopornografia on line:
Data: Giovedì, 13 novembre Argomento: Internet
Pubblicato in rete il primo rapporto di Stop-it, progetto coordinato da Save the Children Italia, costola della più grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa e la promozione dei diritti dei bambini che opera in oltre 120 paesi nel mondo con una rete di 29 organizzazioni nazionali e un ufficio di coordinamento internazionale.
Il programma Stop-it è nato nel novembre del 2002, in collaborazione con organizzazioni e agenzie impegnate nella lotta alla pedopornografia on line. Stop-it è cofinanziato dalla Commissione europea nell'ambito del Safer Internet Action Plan che prevede la creazione di hotline in ciascun Paese. Attraverso il sito di Stop-it è possibile segnalare in modo anonimo la presenza di materiale pedopornografico in Internet. Se giudicato potenzialmente illegale il materiale viene inviato alle agenzie di Polizia oppure alle altre hotline del Paese nel quale risiede il server. Dopo 10 mesi di attività sono state 1.876 le segnalazioni ricevute. Di queste circa il 40% è stato girato alle autorità competenti perchè potenzialmente illegale. “La pornografia infantile è un business che a livello mondiale ha un ricavato annuo compreso tra i 2 e i 3 miliardi di dollari. Internet ha senza dubbio favorito la crescita del fenomeno, velocizzando la diffusione del materiale e garantendo l’anonimato dei fruitori. La produzione di pedo-pornografia presuppone sempre un crimine nei confronti dei bambini che sono sottoposti ad azioni degradanti, abusive e umilianti di natura criminale. Il minore ritratto in immagini pedo-pornografiche subisce traumi profondi che richiedono sempre un’assistenza psicologica adeguata”, dichiara Roberta Cecchetti, di Save the Children Italia, coordinatrice del progetto Stop-it, in occasione della presentazione del rapporto Nella Rete. Un anno di lotta alla pedo-pornografia on line Nei primi dieci mesi di attività la hotline Stop-it (www.stop-it.org ) ha ricevuto 1.876 segnalazioni da parte di utenti che si sono imbattuti per caso in materiale pedo-pornografico. Il 38,96% di queste segnalazioni è stato considerato potenzialmente illegale e girato alla Polizia Postale. Il pubblico ha segnalato soprattutto siti web (oltre 70% delle segnalazioni). Dalla nazionalità dei siti che effettivamente contengono materiale pedo–pornografico emerge chiaramente il carattere transnazionale del fenomeno: il 23,27% è infatti residente in Italia, il 42,42% negli Usa, il 17,49% in Russia, il 15,56% in altri Paesi Ue. Lo spamming si rivela un metodo efficace per pubblicizzare materiale pedo-pornografico: il 12% del materiale rivelatosi potenzialmente illegale è infatti costituito da e-mail indesiderate. Un capitolo del rapporto è dedicato alla tecnica di adescamento dei minori via Internet denominata “grooming”. In questo processo, ancora scarsamente studiato in Italia, colui che abusa “cura” (grooms) la vittima, inducendola gradualmente a superare le resistenze attraverso tecniche di manipolazione psicologica. Il grooming viene anche usato per far tacere il bambino dopo l’abuso. Questa tecnica è utilizzata in Internet soprattutto nelle chat rooms, nei forum e nei newsgroup. “E’ urgente elaborare un piano d’azione nazionale contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale in linea con gli obblighi sottoscritti dal Governo italiano a Stoccolma e a Yokohama. Per contrastare e prevenire il fenomeno, oltre alle attività svolte dalle forze dell’ordine, occorre svolgere un’efficace campagna di informazione e di sensibilizzazione. Il Governo italiano dovrebbe inoltre ratificare e attuare la Convenzione sul Cybercrime elaborata dal Consiglio d’Europa”, conclude Cecchetti.
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